Per molti genitori, l’ora dei compiti è spesso sinonimo di stress, frustrazione e a volte, veri e propri scontri. Si parte con le migliori intenzioni, ma basta poco perché la pazienza si esaurisca e il pomeriggio si trasformi in una battaglia. “Non vuole fare i compiti”, “si distrae continuamente”, “fa i capricci per ogni esercizio” sono frasi all’ordine del giorno in molte case. È fondamentale, però, andare oltre il comportamento superficiale e cercare di capire le cause profonde di questa resistenza. Spesso, dietro un “non voglio” si celano difficoltà specifiche di apprendimento, come dislessia o discalculia, che rendono alcuni compiti oggettivamente più complessi per il bambino.
Altre volte, il problema risiede nella mancanza di un metodo di studio efficace o in una scarsa organizzazione. Non va sottovalutato neanche il contesto familiare: un ambiente troppo pressante, aspettative irrealistiche o la mancanza di un supporto emotivo adeguato possono influire negativamente sulla motivazione e sulla percezione che il bambino ha dei compiti. È essenziale che i genitori si mettano in ascolto, osservino attentamente e cerchino di identificare i segnali che il bambino sta inviando, anche quelli meno evidenti, per poter intervenire in modo mirato e non solo con rimproveri o punizioni che, alla lunga, non fanno altro che peggiorare la situazione. Comprendere che ogni bambino ha i suoi tempi e le sue modalità di apprendimento è il primo passo per costruire un approccio più sereno ed efficace.

Creare un Ambiente Propizio e un Metodo Efficace
Una volta comprese le possibili cause delle difficoltà, il passo successivo è agire concretamente per creare un ambiente favorevole all’apprendimento e sviluppare un metodo di studio che funzioni per quel specifico bambino. Questo non significa necessariamente avere una stanza dedicata solo ai compiti, ma piuttosto assicurarsi che lo spazio di studio sia ordinato, privo di distrazioni e ben illuminato. Cellulari, tablet e televisione dovrebbero essere banditi durante il tempo dedicato ai compiti. È importante stabilire una routine chiara e coerente: un orario fisso per iniziare i compiti aiuta il bambino a organizzarsi e a sviluppare una disciplina.
Tuttavia, questa routine deve essere flessibile e prevedere delle pause regolari per evitare il sovraccarico e mantenere alta la concentrazione. Insegnare al bambino a pianificare il lavoro, a suddividere i compiti più grandi in piccole unità gestibili e a darsi degli obiettivi realistici può fare una differenza enorme. L’uso di strumenti organizzativi come un’agenda, un planner o liste di controllo può essere molto utile per visualizzare il lavoro da fare e monitorare i progressi. Inoltre, è fondamentale che i genitori siano un modello positivo, mostrando interesse per l’apprendimento e la curiosità, piuttosto che trasmettendo l’idea che i compiti siano solo un peso da cui liberarsi il prima possibile.
Motivazione e Autonomia: La Chiave del Successo a Lungo Termine
Oltre all’ambiente e al metodo, due pilastri fondamentali per un apprendimento efficace e sereno sono la motivazione e lo sviluppo dell’autonomia. Un bambino motivato affronterà i compiti con maggiore entusiasmo e perseveranza, anche di fronte alle difficoltà. Per coltivare la motivazione, è essenziale riconoscere e valorizzare gli sforzi del bambino, non solo i risultati. Lodare l’impegno, la costanza e la capacità di superare un ostacolo, piuttosto che solo il voto alto, rafforza la sua autostima e lo spinge a mettersi in gioco. Rendere l’apprendimento un’esperienza positiva, anche attraverso il gioco o l’esplorazione di argomenti che lo appassionano, può accrescere il suo interesse intrinseco.
Parallelamente, è cruciale promuovere l’autonomia del bambino nel gestire i propri compiti. Questo significa resistere alla tentazione di fare il lavoro al posto suo o di risolvere ogni problema. Invece, si dovrebbe guidare il bambino nel trovare le proprie soluzioni, fornendo gli strumenti e il supporto necessari, ma lasciandogli lo spazio per sperimentare e commettere errori, da cui imparerà. L’obiettivo non è solo che il bambino finisca i compiti, ma che impari a studiare in modo indipendente, a risolvere problemi e a sviluppare un senso di responsabilità e di autoefficacia che gli sarà utile non solo a scuola, ma per tutta la vita.
Il Supporto della Pedagogia Clinica per l’Apprendimento Sereno
La pedagogia clinica offre un supporto prezioso e altamente personalizzato proprio per affrontare le sfide legate ai compiti e all’apprendimento nei bambini. Un pedagogista clinico non si limita a proporre soluzioni generiche, ma effettua un’analisi approfondita delle specificità del bambino e del suo contesto. Questo include la valutazione delle sue risorse cognitive, emotive e relazionali, l’identificazione di eventuali disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) o bisogni educativi speciali (BES) e l’analisi delle dinamiche familiari e scolastiche che possono influenzare l’approccio ai compiti. Attraverso percorsi individualizzati, il pedagogista clinico lavora con il bambino per sviluppare strategie di studio personalizzate, che tengano conto del suo stile di apprendimento, delle sue preferenze e delle sue difficoltà. Si interviene sull’organizzazione del tempo, sulla gestione delle distrazioni, sullo sviluppo della memoria e dell’attenzione, e sull’acquisizione di un metodo di studio efficace. Inoltre, la pedagogia clinica si occupa di rinforzare la motivazione intrinseca del bambino, aiutandolo a riscoprire il piacere di imparare e a costruire una maggiore fiducia nelle proprie capacità. Questo approccio olistico non coinvolge solo il bambino, ma offre anche supporto e strumenti ai genitori, guidandoli nella creazione di un ambiente familiare più sereno e nella gestione delle dinamiche legate ai compiti, trasformando i momenti di studio da fonte di conflitto a opportunità di crescita e autonomia.
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La dottoressa Giulia Fantoni, pedagogista clinico con oltre 15 anni di esperienza, lavora con bambini, adolescenti, adulti, famiglie e gruppi, occupandosi del loro miglioramento psicofisico.
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